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Dal 20 gennaio al 21 maggio 2011

GEORG HÜTER

Non so da dove provengono le pietre di basalto delle sculture di Georg Hüter.
Addirittura credo che non giungano da questo pianeta, ma che siano meteoriti.
Forse sono state attratte dalla forza creatrice di Hüter, hanno abbandonato la loro orbita prestabilita e hanno puntato sull‘atelier dell‘artista, invece di finire esposte come rocce primitive in un museo di scienze naturali.
O magari, alla ricerca di un futuro più avvincente, hanno trovato rifugio da uno scultore capace di ridar vita e di donar nuovi impulsi al loro magma ormai raffreddatosi.
Questa ipotesi parrebbe confermarsi se si osserva la trasformazione che Hüter ha compiuto sulle sue pietre. Liberate dal fardello che le ricollegava, con citazioni pseudo artistiche, a dolmen, menhir e monoliti preistorici, affidate alle sue cure esse si presentano al meglio della forma e svettano imponenti.
Georg Hüter ha liberato i suoi massi dalle solite concatenazioni, dai convenzionali riferimenti legati alle sculture arcaiche, al culto dei morti e alle domande sulla vita dopo la morte.
Quasi con chirurgica precisione, avvalendosi di un laser tecnologico, l‘artista toglie alle pietre di basalto la loro pesantezza e le trasforma in oggetti che emanano una stoica e gioiosa pacatezza. Con eleganza e cortesia, ma fermamente, esse non permettono un triviale collegamento con il mondo dell‘aldilà, ma al contrario sprigionano tutta la sensualità dell‘esistenza del presente.
Con il loro fascino malizioso, con i loro angoli e spigoli fungono da icone sovradimensionate e tridimensionali, simpatici super segni e spunti di riflessione che si sonomaterializzati.
Georg Hüter ha fortemente voluto che espressione e aspetto esteriore delle sue opere coincidessero. Senza scomodare le teorie postmoderne del decostruttivismo, esse ci spingono ad un confronto spontaneo fra profondità superficiale e superficie profonda.
In un prossimo futuro potrebbe però capitare che le opere di Hüter, tediate dalle infinite discussioni, si servano del loro potenziale energetico e decidano di ritornare nello spazio come vere astronavi.
Sono certo che Georg Hüter ha pensato a questa eventualità. Altrimenti perché avrebbe fornito alle sue protette questa particolare forma compatta da bolide, che le rende così perfette per lo spazio?

James Nitsch, docente Fachhochschule Mainz/D



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